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Resto qui perchè mi è tornata la speranza

A new dawn seems to be rising.

Siamo alla fine. Ormai ne sono convinto. Siamo come un malato in coma che inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Ci stiamo svegliando. Non si avverte più solo assordante torpore, ma sempre più il fervore del vento che sta cambiando. Il coperchio della pentola inizia a traballare, la terra a ribollire, non per distruggere stavolta, ma per ricostruire.

Abbiamo un’evidente tendenza ad addormentarci, a lasciarci andare, nella certezza che qualcuno ci prenderà al volo. E non importa chi lo farà, chi approfitterà del nostro sonno per portarci su derive di sua convenienza o per soddisfare le proprie narcisistiche aspirazioni. Come alla fine del Ventennio, anche se in maniera meno estrema e sotto profili ben diversi, siamo arrivati sul fondo; e ora che ci manca l’aria non possiamo che svegliarci: è istinto di sopravvivenza.

Certo, sarebbe meglio evitare certe profondità, ma abbiamo la tendenza ad addormentarci, a lasciarci andare, nella certezza che qualcuno ci prenderà al volo.

E’ una rinascita culturale quella che sta per avvenire. Si sono oltrepassati troppi limiti, mai come oggi siamo un Paese culturalmente ferito. L’attacco è stato pesante e chirurgico, è avvenuto attraverso un utilizzo massiccio delle armi di distruzione di massa: i mezzi di comunicazione di massa, appunto.

E’ stato portato avanti un progetto di rincoglionimento generale partito da lontano e che oggi non si cura più di esagerare. E’ fuori controllo; e come tutte le cose fuori controllo è destinato a finire nel peggiore dei modi.

Sono stati gli aspetti concreti, economici, a spingere chi può a dire basta. Forse perché si è avvertito che i tagli a cultura e istruzione sono un tassello, nemmeno troppo indiretto, di quel progetto di rincoglionimento generale. Ma un tassello posato oltre il confine dell’esagerazione. Finché le risorse ci sono, seppur limitate, si può provare a reagire; ma se vengono troncate ancora di più, modificando subdolamente anche meccanismi fondamentali per la costruzione e la ricerca della conoscenza, come per l’espressione e la salvaguardia della cultura, allora si sale sui tetti: abbiamo la tendenza ad addormentarci, a lasciarci andare, ma quando ci manca l’aria non possiamo che svegliarci. E’ istinto di sopravvivenza.

Si sale sui tetti proprio come a volerne cercare di più di aria. Di più e più buona. Esattamente come chi arriva dal profondo del mare a corto di ossigeno e irrompe a tutta velocità sulla superficie, fino al bacino, il più in alto possibile. E con la bocca spalancata.

Sui tetti e sui monumenti, per tornare a respirare cultura. L’Età del Becero sta finendo, i colpi di chi continua a calpestarla la cultura, sicuro di poterlo fare ancora, ora provocano reazioni. Ed è confortante vedere che le reazioni arrivano anche dagli studenti, dalle generazioni che credevamo irrimediabilmente compromesse per essere cresciute a pane e reality show. Altro che centri sociali, ormai queste recite da ridicoli imbonitori non attaccano più, nemmeno se vengono messe in scena su You Tube, per sembrare giovanili. Ma forse sta finendo anche l’Età del Sembrare e Basta.

E’ banale, scontato e già ripetutamente detto, ma i crolli di Pompei rappresentano davvero, in maniera inequivocabile, lo stato del Paese. Il suo stato dell’arte, così possiamo dire: “in tutti i sensi”. Pompei sembra essersi fatta portavoce di tutti i monumenti italiani e crollando è come se abbia voluto attirare l’attenzione.

Adesso, credo, stiamo per tornare nelle condizioni di sapergliela prestare attenzione. Un ritorno al buon senso, non a chissà che cosa. A un’identità da sentirsi più propria. Al non dover sempre percepire una connotazione negativa quando si sente la parola “italiano”, specie all’estero. Una volta quell’aggettivo era sinonimo di qualità, adesso possiamo quantomeno sperare di togliergli quell’aura un po’ comica un po’ dispregiativa. Possiamo sperare di tornare a rispettarci e a sentirci più rispettati.

Non dirò più che voglio andare via: resto qui perché mi è tornata la speranza.

Resto qui, perché anche se abbiamo la tendenza ad addormentarci, a lasciarci andare, siamo sempre capaci di risvegliarci.

  1. 18 giugno 2014 alle 10:05

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